lunedì 5 novembre 2012

Passione musical, tra palco e montagne...

Invariabilmente, ogni volta che abbiamo appuntamento al cinema, il mio moroso è sempre in ritardo...invariabilmente, io mi infilo in libreria a sbavare nel reparto dvd (tanto che oramai non mi chiede neanche più dove sono, mi cerca direttamente lì)...invariabilmente finisce che spendo un patrimonio...
Tra gli ultimi acquisti, un classico dell'era aurea hollywoodiana: Sette spose per sette fratelli, che sostituirà un'ormai usurata e alquanto obsoleta videocassetta registrata (anche se mi mancheranno le pubblicità anni 90 che c'erano in mezzo...)
Obbligatorio mi sembra dunque stilare una mia personale top 3 dei musical:

3) Spettacolo di varietà, anno 1953, regia Vincente Minnelli.
La sceneggiatura è firmata da Betty Comden e Adolph Green, coppia artistica e anche nella vita, che con eleganza e voglia di divertire imbastiscono una storia perfetta per l'interpretazione di un ormai maturo (ma ancora in pista) Fred Astaire e una giovane e seducente Cyd Charisse. Musical spettacolo, in quanto si narra dell'allestimento di un nuovo lavoro da palcoscenico, da non perdere la scenetta dei 3 gemellini (Astaire, Fabray, Buchanan). That's entertainment!

2) Cantando sotto la pioggia, anno 1952, regia Stanley Donen (quindi una garanzia).
Gene Kelly, Debbie Reynolds e Donald O'Connor: un musical metacinematografico in cui si affronta, tra le altre cose, il traumatico passaggio dal muto al sonoro (con tutte le conseguenze, belle e brutte).
Kelly è un figo come suo solito, O'Connor è un pagliaccio (Make 'Em Laugh!) e la Reynolds è un amore. Anche qui sceneggiatura di Green e Comden.

1) Come ho già detto, Sette spose per sette fratelli, anno 1954, regia di nuovo Stanley Donen.
Un'ora e mezza di aitanti boscaioli che cantano e ballano indossando camicie dai colori improbabili e trasudando comunque virilità! Meravigliosa Jane Powell, strafottente ma in fondo in fondo tenero Howard Kell, all'epoca una delle più belle voci maschili del panorama musicale cinematografico.
Guardatelo, se non altro è un buon esercizio per la memoria (devi capire come si chiamano i sette fratelli, come si chiamano le sette sposine, chi sta con chi...gran confusione) ma divertimento assicurato!!!

lunedì 22 ottobre 2012

Premio Dardos...grazie grazie

Eccomi di nuovo di ritorno!!!!
Mi dovete scusare, ma sono un po' un diesel ad adattarmi a nuovi stili di vita e siccome nelle ultime settimane sono passata dai ritmi di uno studente in vacanza a uno nuovamente impegnato (poi metteteci anche un'insolita e per molti versi educativa avventura di cui vi parlerò più avanti, forse, se fate i bravi bimbi), mi sono persa un attimo....
Allora...
Innanzitutto ringrazio di cuore la mia amichetta Giulia Stelladineve con il suo blog, che mi ha concesso l'onore del Premio Dardos,
 
un premio internazionale che viene assegnato dai blogger ai blog meritevoli per contenuti di carattere culturale, etico o letterario. 
Stando a quanto mi è sembrato di capire, se vieni nominato negli elenchi devi:

- linkare il blog che ti ha designato (fatto)
- premiare altri blog meritevoli, al massimo 15, avvisandoli del premio

Ora, mi trovo un attimo in difficoltà....
Siccome mi sono avvicinata relativamente da poco al magico mondo dei blog, mi sono data un gran da fare cercando, pian piano, di visitarne il maggior numero possibile...
Per questo, ho leggiucchiato a destra e a manca, trovando molto spesso post che mi interessavano parecchio e altre volte opinioni che non condividevo (come è giusto che sia).
Di conseguenza, non essendomi ancora affezionata a uno in particolare dei tanti blog di cinema che leggo, non mi sembra giusto scegliere 15 vincitori in base alle mie ancora misere conoscenze..spero con ciò di non offendere nessuno!!!
Ho deciso quindi di dare il premio a un numero estremamente esiguo di blogger: sono stati i primi che ho iniziato a seguire e che tuttora leggo con regolarità:

- Giulia Stelladineve  (mi sembra giusto ri-assegnarti il premio, non fa mai male averne 2), Stelladineve
- Laelly (ottime ricette!), La Mattarella - a casa di Elisa  

Lo so, sono solo 2, ma ripeto, non mi sono ancora fatta un'idea globale e mi dispiacerebbe escludere blogger meritevoli solo perchè non li ho ancora incrociati nel mio cammino...Grandi poteri comportano grandi responsabilità...
Se per caso in futuro mi sarà ridata l'occasione di premiare qualcuno, sicuramente farò di meglio!
Buon impegno a tutti!!!!


martedì 18 settembre 2012

Ring, arene e guardaroba: The Ram, Katniss e...Carla Gozzi

Sono di nuovo qui e mi scuso fortemente per non aver scritto nulla nelle scorse due settimane, ma prima le mie meritate vacanzine (Londra, tanto bella, mille foto fatte agli scoiattoli), poi 2 matrimoni in due sabati consecutivi e un po' di lavoro/studio arretrato mi hanno sottratto tempo (e anche un po' la voglia di criticare gli altri)...Ma adesso sono qui, a criticare...
Le critiche possono anche essere positive: negli ultimi giorni ho finalmente visto The wrestler e Hunger Games, dopo aver tanto rimandato perchè non ci avrei scommesso un euro. Intendiamoci, non discutevo sul valore o la bellezza dei due lavori (The wrestler aveva vinto a Venezia, doveva per forza essere di un certo spessore), ma credevo che non mi sarebbero piaciuti, che non fossero di mio gusto.
Sbagliavo.
Dunque, The wrestler è un film del 2008 di Darren Aronofsky, il giovane regista che poi nel 2010 girerà il malatissimo ma molto bello Il cigno nero che ha fatto vincere l'oscar alla Portman.
Mickey Rourke, abbastanza a pezzi (ma sempre più in forma che in Sin City), è il wrestler Randy "The ram" Robinson, leggenda degli anni '80 e ora ridotto a un catorcio umano, senza affetti e senza soldi, che si sente a casa solo sul ring (dove però lo chiamano sempre meno). La figlia non vuole saperne di lui, la solo persona che gli sta vicino è la spogliarellista Cassidy (Marisa Tomei, che mostra le sue rughe da quarantenne ma anche un fisico da ventenne, invidia invidia), che però non vuole più di un'amicizia.
Dopo un attacco di cuore, Randy fa i conti con sè stesso e cerca di rimettere in ordine la sua vita, ma le cose non vanno come sperato e tornerà nel solo posto che può chiamare famiglia, tra i suoi ammiratori.
Girato volutamente sottotono, la telecamera segue Randy più che mostrarlo (spesso lo si vede camminare di spalle), dando l'impressione agli spettatori di spiare nella sua vita, di essere testimoni del suo declino.
Evoca emozioni contrastanti: da una parte ti ritrovi a odiare Randy e la sua passività, dall'altra non si può fare a meno che partecipare al suo dolore. Un film dolce e triste, che mostra un mondo di guerrieri che in realtà sono solo bravi (e spesso innocui) stuntman...
Hunger Games: avevo paura di rimanere delusa, per questo avevo posticipato continuamente la visione...
Io sono un'orfana di Harry Potter (a Londra ho comprato la bacchetta di Bellatrix!!!!!) e dopo tante cavolate tipo Twilight (mamma mia che tristezza), Percy Jackson (mamma mia che cavolata) e altre cose simili, temevo anche questo potesse lasciarmi l'amaro in bocca.
Invece, Katniss e il suo arco mi hanno conquistata. L'atmosfera cupa iniziale, un misto tra 1984 di Orwell, V per vendetta (che poi da Orwell ha preso spunto) e lager nazista, già fanno capire che il film non verterà su domande tipo "sopravviverò senza il mio caro vampiro scintillante?" ma su questioni ben più importanti come "Sopravviverò?" (e basta?). Se lo chiede Katniss, determinata sedicenne che si offre volontaria, per salvare la sorellina, come tributo, per essere rinchiusa in un'arena con altri 23 ragazzi, con la certezza che solo uno resterà vivo. Con lei c'è Peeta, il fanciullo in difficoltà che la ama segretamente. Però il tema centrale non è l'amore tra i due (che poi non è che...vabbè guardatelo), ma la lotta tra il bene e il male, tema centrale anche in Harry Potter e infilato anemicamente anche in Twilight (solo per venarlo di serietà, tentativo NON RIUSCITO...ok la smetto di parlare male di sti 2, ma se volete leggere qualcosa di vampiresco vi consiglio Anita Blake, molto meglio anche se un po' splatter...).
Di conseguenza, correrò a leggermi Hunger games, scritto da Suzanne Collins, e aspetto trepidante i prossimi capitoli filmici...

Ultima cosa...un appunto televisivo. Nonostante io ami pazzamente Real Time, per tutti i programmi carini, stupidini e golosini (quando arrivi a casa stanca, con il mal di testa, dopo che hai stuudiato tutto il giorno, un po' di tv brainless è quello che ci vuole per rilassarsi) ma a volte anche divulgativi e informativi (per quanto la scusa fosse far vedere matrimoni kitch e orripilanti, Il mio grasso grosso matrimonio gipsy era anche una finestra sociale su una comunità con valori molto diversi dai nostri), queata volta non ci siamo proprio! Carla Gozzi, mi deludi. Io che amo Ma come ti vesti?, mi aspettavo di più.
Dal promo, il suo nuovo programma, Guardaroba perfetto, sembrava una figata: questa ti viene a casa con la sarta, tira fuori dall'armadio i vestiti più scrausi che hai e che non metti da secoli, e ti dice come rimodernarli e sfruttarli. Invece questo nella prima puntata l'ha fatto solo con un vestito (che dopo la macchina da cucire, tra l'altro, secondo me era peggio di prima), mentre si è limitata a dare consigli del tipo "Per andare al lavoro, metti il completo pantalone nero con un top colorato per dare luce" (Ma vaaa? non l'avrei mai detto...), oppure "Ravviva questo vestito spento con una collanona iper colorata" (e bruttissima)...Boh...sarà che avevo troppe aspettative...

domenica 2 settembre 2012

Rimedi meccanici contro l'isteria...

Ma quanto è carino questo film!
Ieri sera ho visto Hysteria, un film uscito in Italia questo inverno, della regista Tanya Wexler, che altro non è se non la storia dell'invenzione del vibratore (eh lo so sta settimana il tema è questo).
In sostanza, con il termine isteria, alla fine dell'800 in Inghilterra, si indicava tutto il gruppo dei normali disturbi femminili di cui tutte noi soffriamo: crisi premestruale, voglia di fare all'amore, voglia di picchiare a sangue il marito, insoddisfazione...tutte quelle cose che ci fanno fare un sano piantino per sfogarci...
Dunque, per i dottoroni idioti e maschilisti del tempo, non era concepibile che una donna non trovasse soddisfazione nello stare a casa a curare i figli ed essere ben vestita...eh...cosa potrebbe volere di più una donna (santo cielo!?!)...quindi se eri incazzata o insoddisfatta, eri malata per forza...
La cosa che fa più ridere in assoluto, e che testimonia le contraddizioni di base che popolano la mente maschile, è che l'isteria, nei casi meno gravi, si curava con...un massaggio pelvico (che è esattamente quella cosa che avete capito!)
Il massaggio, spiegano i dottori, serviva solamente a rilassare l'utero, tanto la donna non provava piacere, è noto che una donna non può raggiungere il piacere se non con la penetrazione dell'organo maschile (Sììììììììììì certo, ma intanto le pazienti non erano sceme e si godevano il trattamento)
Il film racconta di questo giovane dottore che, logorata la mano a forza di massaggi pelvici, con un amico inventore (Rupert Everett, in una di quelle parti da spostato che gli vengono tanto bene) brevetta un massaggiatore elettrico, antenato del moderno vibratore.
Di contorno, tutta una serie di personaggi tra cui la ex prostituta Molly (che fa un sacco ridere quando illustra al dottore ciò che potrebbe offrirgli) e la sufragetta idealista di Maggie Gyllenhaal, così spontanea e combattiva che a un certo punto rischia grosso (la cura più drastica per l'isteria era l'isterectomia, barbari medici maschilisti inglesi).
Sicuramente non è un capolavoro (ma non vuole neanche esserlo) e non sarà annoverato tra le pietre miliari del cinema, ma è uno di quei film in cui ridi dall'inizio alla fine e che nella sua semplicità ti conquista, un po' come Calendar Girls o Abbasso l'amore.
Certo, alcune cose sono un po' improbabili (non credo che la regina Vittoria si sia davvero fatta consegnare un vibratore, o, se l'ha fatto, tutta la mia stima) ma non c'è bisogno di prenderlo troppo sul serio, e il divertimeno è assicurato!!!

lunedì 27 agosto 2012

Cinquanta sfumature di INVIDIA, NOIA, ESASPERAZIONE

Mi ero ripromessa di non fare commenti su Cinquanta sfumature finchè non avessi letto tutti e tre i libri. Ieri ho finito l'ultimo. Preparati E. L. James, non avrò pietà per te.
Il primo l'ho comprato al mare e l'ho iniziato sotto l'ombrellone (questo già fa capire che non mi aspettavo granchè)...mi era stato venduto (cioè tutte le donne del mondo lo dicevano) come un libro erotico.
Le questioni sono due
1. o io ho gusti molto elevati in fatto di erotismo, il che può essere, avendo letto Fanny della Jong a 12 anni (rubato a mia sorella) e ovviamente anche Fanny Hill di Cleland, non ci facciamo mancare niente, e avendo continuato per queta strada negli ultimi dieci anni...
2. buona parte di queste donne sono sessualmente frustrate e hanno poca fantasia (o amanti poco collaborativi)
Non è erotico, è pornografico! L'erotismo è una cosa sottile...i più bei libri erotici quasi non raccontano niente del sesso...anzi lo lasciano solo immaginare che è anche meglio...o comunque non lo tirano in ballo ogni tre per due...
Non è umanamente pensabile che questi ceffi facciano 5 round a notte TUTTE LE NOTTI! Lei avrà finito le scorte di vagisil di tutte le farmacie vicine!
Il peccato è che la storia di per sè stessa è anche carina...le avventure di queste povera donna (insipida e ingenua...ma dove vivi?) che conosce lo stronzo megalomane Gray è anche avvincente...
Anche il modo in cui è scritto, a metà tra un armony e la Kinsella, è interessante, peccato che dal primo al terzo libro lo stile verta sempre più sul lezioso e il banale...
E poi...ci sta che lui qui abbia tutti i suoi complessi a causa della sua storia personale ecc...però NON ESISTE CHE TU, DONNA DOTATA DI UNA CERTA CULTURA E INTELLIGENZA CHE VIVI NEL 2011, TI FACCIA TRATTARE IN QUESTO MODO! Gray è l'esemplare peggiore di maschio che può capitare: è GELOSO, MEGALOMANE, MANIACO DEL CONTROLLO, LUNATICO, SEMPRE ARRAPATO (ok, non è sto gran difetto, ma a lungo andare è logorante), SI INCAZZA SE NON GLI UBBIDISCI (non ha capito proprio), TI TERREBBE VOLENTIERI A CASA DA LAVORARE, TI FA REGALI COSTOSI SOLO PER FAR VEDERE CHE SE LI PUò PERMETTERE...ma scherziamo????
Ok, è anche ricco sfondato, ti chiede di sposarlo dopo 2 mesi, quando vuole è romantico...ma tutto il pacchetto non si può!
Potrei scomettere che la James ha messo in bocca a Grey (quando è nella versione buona) tutto ciò che dovrebbe dire l'uomo ideale (e senza spina dorsale), visto il livello di romanticismo melenso e parole che vorrebbero essere trasgressive o eccitanti, ma che alla fine risultano scontate o dissacranti (se uno mi dice certe cose a letto o gli rido in faccia o gli tiro un pugno...)
Arrivare alla fine, e ci volevo arrivare perchè, ripeto, la storia è carina, è angosciante...ogni volta che fanno l'amore (cioè sempre) è l'ennesima ondata di noia...
E poi, doveva essere così trasgressivo, con tutti quei giochi erotici, le fruste ecc...e poi dice pochissimo...Così non vale...

venerdì 24 agosto 2012

Cinema e letteratura made in China...il fascino delle lanterne rosse

Sono sempre stata incredibilmente attratta dall'oriente...dalla Cina per esempio.
Credo sia particolarmente interessante il fatto che un regime autoritario, iperconservatore e statico come il fu sistema imperiale sia riuscito a produrre grandiose opere d'arte, d'architettura e raffinatissime espressioni culturali, molte delle quali distrutte o accantonate con la rivoluzione culturale. Ma io non sono qui a fare politica.
Un'eco degli antichi fasti si può rintracciare in Addio mia concubina (1993) di Chen Kaige: tre personaggi per una storia raffinata, che lascia l'amaro in bocca. Al centro del triangolo amoroso troviamo Duan Xiaolou, cantante e attore, che è amato platonicamente e istericamente da Cheng Dieyi, suo partner in scena, e carnalmente desiderato dalla prostituta Juxian. Se da una parte Xiaolou rivela una mentalità aperta (sposa Juxian e prova un affetto fraterno nei confronti di Dieyi, pur conoscendo i suoi veri sentimenti), alla fine l'avranno vinta il suo egoismo e la sua paura: in pericolo a causa dei rivolgimenti politici del paese, non esita a rinnegare la sua vita e la sua arte, causando l'inevitab ile tragedia finale.
 Il titolo, Addio mia concubina, deriva dall'opera lirica che insistentemente viene riproposta dai due attori in scena: il compianto Leslie Cheung interpreta magistralmente il suo ruolo femminile, facendoci capire quanto a suo agio sia dietro la maschera della concubina. Un'affresco triste e prezioso su un mondo, la ricca ed esageratamente curata lirica cinese, che non tornerà più.
Lanterne rosse (1991) è forse il capolavoro del regista Zhāng Yìmóu,più conosciuto al pubblico per lo sboronissimo La foresta dei pugnali volanti (che personalmente non mi ha fatto impazzire).
Gong Li è Songlian, quarta moglie di un ricco nobile, nella Cina degli anni '20. Nella cornice elegante ed asfissiante della grande casa, si consumano le gelosie e le prepotenze di queste donne, la cui sola ragione di vita è ottenere le lanterne rosse, segno del favore del loro signore.
Se nel libro Mogli e concubine di Su Tong, da cui il film è tratto, venivano messi maggiormente in risalto l'interiorità e i pensieri di Songlian, il regista mette l'accento sui rapporti di rivalità tra le mogli e la lotta per il prestigio, che porterà solo morte e follia.
Con Amy Tam ci spostiamo sull'altro lato del Pacifico: statunitense ma di origini cinesi, è l'autrice di un toccante romanzo al femminile, Il circolo della fortuna e della felicità, da cui è stato tratto un (ahimè) non troppo famoso film nel 1993, diretto da Wayne Wang.
Il circolo della fortuna e della felicità riunisce quattro donne cinesi, emigrate negli Stati Uniti in seguito ai dolori e alle delusioni patite in patria: durante la guerra Suyuan, credendosi vicina alla morte, ha abbandonato le sue due gemelline sperando di garantire loro un futuro migliore; Lindo è riuscita con furbizia e destrezza a sottrarsi a un matrimonio combinato; Am-Mei ha vendicato la madre ingannata e disonorata e Ying-Ying è scappata dal crudele marito, perdendo però il suo bambino.
Anni dopo le loro figlie, nate e cresciute in America, più o meno felici o di successo ma comunque integrate nella loro società, ritrovano sè stesse e il proprio valore nei racconti sofferti delle madri.
Una dimostrazione della forza e della pazienza delle donne.

martedì 21 agosto 2012

Apprezziamo il cacciatore e la strega...ma Biancaneve non è all'altezza...

Capita a tutti di lasciarsi convincere ad andare al cinema a vedere un film di cui avrebbero volentieri fatto a meno. Dopo qualche capriccio interiore e la seria considerazione di aggregarmi ai maschietti per I Mercenari 2 (almeno lì lo sai già cosa stai per guardare) ho seguito le femminucce.
Film in questione: Biancaneve e il cacciatore.
Mi sono detta: Katia, dai una possibilità a questo film, magari non è brutto, c'è la Theron, c'è quel bel ragazzo di Thor...il problema era Kristen Stewart: da buona Harrypotteriana incallita, lei è Tabù.
Non fidatevi di chi ama sia Harry Potter che Twilight: il suo cuore non è sincero.
Comunque...l'idea di rivedere una fiaba in chiave gotica non è male: il buonismo Disney ormai ha stancato, e ci si avvicina di più alle tetre e agghiaccianti atmosfere dell'originale dei Grimm.
La strega cattiva (Charlize Theron) oltre ad essere una gnocca stratosferica, avere un guardaroba da fare invidia a Carrie Bradshaw e farsi il bagno nel latte misto vinavil (ricetta di bellezza di Giovanni Muciaccia), è VERAMENTE cattiva e poi si chiama Ravenna, il chè è apprezzabile.
Il cacciatore convince bene nella parte del cialtrone ubriaco e sborone, dopotutto è Chris Hemsworth, si è tolto la parrucca bionda ed è un piacere per gli occhi.
I nani sono un sacco simpatici, picchiano come dei dannati, sono del numero sbagliato, prendono in giro i loro colleghi Disney e fanno volentieri ricorso alla scatologia.
Bene, di chi mi sono dimenticata? Ah sì...Biancaneve...
Le intenzioni erano buone, davvero, ma cavolo...quella donna lì è monoespressione...
Il personaggio era carino, è bella una Biancaneve che scappa e impara a tirar di spada invece di pulire e fare le crostate...ma lei non ce la può fare...anche il discorso finale alla William Wallace (o alla Aragorn, come volete) non è credibile...ne devi mangiare ancora un bel po' di pappa...
E soprattutto, lei è carina, ma non regge il confronto con la regina..."Io sono la più bella del reame!" "No ciccia, io sono Charlize Theron al massimo del mio splendore nonostante abbia quasi 40 anni, NON CREDO PROPRIO TU SIA PIù BELLA DI ME".
E con questo ho detto tutto. Unica consolazione, il cacciatore non è diventato re.