martedì 18 settembre 2012

Ring, arene e guardaroba: The Ram, Katniss e...Carla Gozzi

Sono di nuovo qui e mi scuso fortemente per non aver scritto nulla nelle scorse due settimane, ma prima le mie meritate vacanzine (Londra, tanto bella, mille foto fatte agli scoiattoli), poi 2 matrimoni in due sabati consecutivi e un po' di lavoro/studio arretrato mi hanno sottratto tempo (e anche un po' la voglia di criticare gli altri)...Ma adesso sono qui, a criticare...
Le critiche possono anche essere positive: negli ultimi giorni ho finalmente visto The wrestler e Hunger Games, dopo aver tanto rimandato perchè non ci avrei scommesso un euro. Intendiamoci, non discutevo sul valore o la bellezza dei due lavori (The wrestler aveva vinto a Venezia, doveva per forza essere di un certo spessore), ma credevo che non mi sarebbero piaciuti, che non fossero di mio gusto.
Sbagliavo.
Dunque, The wrestler è un film del 2008 di Darren Aronofsky, il giovane regista che poi nel 2010 girerà il malatissimo ma molto bello Il cigno nero che ha fatto vincere l'oscar alla Portman.
Mickey Rourke, abbastanza a pezzi (ma sempre più in forma che in Sin City), è il wrestler Randy "The ram" Robinson, leggenda degli anni '80 e ora ridotto a un catorcio umano, senza affetti e senza soldi, che si sente a casa solo sul ring (dove però lo chiamano sempre meno). La figlia non vuole saperne di lui, la solo persona che gli sta vicino è la spogliarellista Cassidy (Marisa Tomei, che mostra le sue rughe da quarantenne ma anche un fisico da ventenne, invidia invidia), che però non vuole più di un'amicizia.
Dopo un attacco di cuore, Randy fa i conti con sè stesso e cerca di rimettere in ordine la sua vita, ma le cose non vanno come sperato e tornerà nel solo posto che può chiamare famiglia, tra i suoi ammiratori.
Girato volutamente sottotono, la telecamera segue Randy più che mostrarlo (spesso lo si vede camminare di spalle), dando l'impressione agli spettatori di spiare nella sua vita, di essere testimoni del suo declino.
Evoca emozioni contrastanti: da una parte ti ritrovi a odiare Randy e la sua passività, dall'altra non si può fare a meno che partecipare al suo dolore. Un film dolce e triste, che mostra un mondo di guerrieri che in realtà sono solo bravi (e spesso innocui) stuntman...
Hunger Games: avevo paura di rimanere delusa, per questo avevo posticipato continuamente la visione...
Io sono un'orfana di Harry Potter (a Londra ho comprato la bacchetta di Bellatrix!!!!!) e dopo tante cavolate tipo Twilight (mamma mia che tristezza), Percy Jackson (mamma mia che cavolata) e altre cose simili, temevo anche questo potesse lasciarmi l'amaro in bocca.
Invece, Katniss e il suo arco mi hanno conquistata. L'atmosfera cupa iniziale, un misto tra 1984 di Orwell, V per vendetta (che poi da Orwell ha preso spunto) e lager nazista, già fanno capire che il film non verterà su domande tipo "sopravviverò senza il mio caro vampiro scintillante?" ma su questioni ben più importanti come "Sopravviverò?" (e basta?). Se lo chiede Katniss, determinata sedicenne che si offre volontaria, per salvare la sorellina, come tributo, per essere rinchiusa in un'arena con altri 23 ragazzi, con la certezza che solo uno resterà vivo. Con lei c'è Peeta, il fanciullo in difficoltà che la ama segretamente. Però il tema centrale non è l'amore tra i due (che poi non è che...vabbè guardatelo), ma la lotta tra il bene e il male, tema centrale anche in Harry Potter e infilato anemicamente anche in Twilight (solo per venarlo di serietà, tentativo NON RIUSCITO...ok la smetto di parlare male di sti 2, ma se volete leggere qualcosa di vampiresco vi consiglio Anita Blake, molto meglio anche se un po' splatter...).
Di conseguenza, correrò a leggermi Hunger games, scritto da Suzanne Collins, e aspetto trepidante i prossimi capitoli filmici...

Ultima cosa...un appunto televisivo. Nonostante io ami pazzamente Real Time, per tutti i programmi carini, stupidini e golosini (quando arrivi a casa stanca, con il mal di testa, dopo che hai stuudiato tutto il giorno, un po' di tv brainless è quello che ci vuole per rilassarsi) ma a volte anche divulgativi e informativi (per quanto la scusa fosse far vedere matrimoni kitch e orripilanti, Il mio grasso grosso matrimonio gipsy era anche una finestra sociale su una comunità con valori molto diversi dai nostri), queata volta non ci siamo proprio! Carla Gozzi, mi deludi. Io che amo Ma come ti vesti?, mi aspettavo di più.
Dal promo, il suo nuovo programma, Guardaroba perfetto, sembrava una figata: questa ti viene a casa con la sarta, tira fuori dall'armadio i vestiti più scrausi che hai e che non metti da secoli, e ti dice come rimodernarli e sfruttarli. Invece questo nella prima puntata l'ha fatto solo con un vestito (che dopo la macchina da cucire, tra l'altro, secondo me era peggio di prima), mentre si è limitata a dare consigli del tipo "Per andare al lavoro, metti il completo pantalone nero con un top colorato per dare luce" (Ma vaaa? non l'avrei mai detto...), oppure "Ravviva questo vestito spento con una collanona iper colorata" (e bruttissima)...Boh...sarà che avevo troppe aspettative...

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